Il saggio approfondisce il tema della devianza giovanile e dei comportamenti antisociali, con particolare riguardo alle condotte violente che si manifestano nell’ambito scolastico, aventi rilevanza penale, che rientrano nella comune accezione di “bullismo”.
La tesi sostenuta è fondata sul principio che la stabilità e la frequenza del comportamento aggressivo negli adolescenti si deve alla modalità altrettanto aggressiva e violenta con cui gli adulti rispondono a questa condotta. Vale a dire che l’adulto che risponde all’adolescente con imposizioni e restrizioni sempre più aspre e repressive cronicizzano in quest’ultimo l’idea che il mondo vada affrontato in modo conflittuale.
In quegli adolescenti in cui permane una condotta aggressiva, questa nel tempo diviene stabile, gravemente lesiva, o addirittura pericolosa: l’aggressività fisica adolescenziale è quindi collegata alle difficoltà relazionali, alle scarse competenze sociali ed all’abitudine a risolvere i conflitti attraverso l’attacco e la prevaricazione.
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